04/12/22

La-pianta-magica

Cannabis, la pianta magica

La cannabis è una pianta i cui benefici sono riconosciuti da secoli, già gli antichi la usavano per curare diverse malattie, ma per un certo verso ancora tutta da scoprire perché pregiudizi e demonizzazioni hanno impedito una obiettiva valutazione scientifica delle potenzialità mediche di questa “pianta magica”.

Una delle principali caratteristiche della cannabis è di essere una pianta ad ampio spettro,  che non si riduce a THC e CBD come spesso avviene quando si dibatte circa i principi attivi e gli effetti provocati dagli stessi. La ricchezza della cannabis risiede nel complesso di elementi diversi.

Ci sono più di 100 cannabinoidi con caratteristiche molecolari diverse, che agiscono su differenti recettori e che producono effetti differenti, spesso simili ma anche contrastanti, interagendo con il nostro organismo, nello specifico con il sistema endocannabinoide. 

Sistema endocannabinoide, il legame organismo cannabis.

Il sistema endocannabinoide  è un apparato biologico di comunicazione tra le cellule, deputato a contribuire alla regolazione di gran parte delle funzioni vitali e a mantenere l’omeostasi dell’organismo, cioè l’equilibrio interno che viene sollecitato dalle condizioni esterne dell’ambiente. 

Appare dunque evidente come, interagire con il sistema endocannabinoide, voglia dire interagire con l’essere umano nel suo complesso. Per fare un esempio, il sistema endocannabinoide è il sistema deputato a regolare la sensazione del dolore. 

Il THC e il CBD così come altri principi attivi che naturalmente sviluppa la pianta sono simili agli endocannabinoidi, composti naturali prodotti dal nostro corpo, che interagiscono con i recettori specifici del sistema, situati nel cervello e nelle parti periferiche dell’organismo. 

Utilizzare i principi attivi della cannabis spesso vuol dire riportare in equilibrio un sistema che regola il nostro organismo, probabilmente da questo derivano le innumerevoli testimonianze di benessere psicofisico, provato da persone che con altri metodi e sostanze non avevano avuto i risultati sperati. 

 

Principi Attivi, influenza della cannabis ed effetto entourage

 

Il cannabidiolo o CBD e il delta-9- tetraidrocannabinolo o THC, producono alcuni effetti simili ma anche differenti e per certi versi opposti sull’organismo umano. La differenza fondamentale sta nel fatto che il CBD non ha né produce in nessun modo effetti psicoattivi, mentre il THC è il principale responsabile dell’effetto psicoattivo della cannabis

Questa differenza è stata ed è fondamentale anche a livello culturale, gli studi medici sul THC hanno sempre subito il freno legato alla sua collocazione nelle “droghe da sballo”. Al contrario il CBD ha fatto, e continua a fare, passi da gigante anche grazie al fatto di essere associato all’idea di un “farmaco naturale”, che può essere usato per diverse patologie o semplicemente per incrementare lo stato di rilassamento muscolare. 

Nei laboratori THC, CBD e altri cannabinoidi vengono isolati per essere trattati separatamente al fine di comprendere gli effetti voluti e non; in natura sono un tutt’uno, la cannabis in quantità diverse li possiede tutti ed esplica un’azione sinergica che scaturisce da tutti i principi presenti che agiscono all’unisono

Si parla di  ​Effetto Entourage, ​ovvero della totalità degli effetti terapeutici che sono legati non solo ai principi attivi come THC, CBD ma anche ad altri elementi  delle infiorescenze: fibre, proteine, minerali, flavonoidi e in particolare i ​terpeni che sono dei composti chimici volatili, che conferiscono gli odori caratteristici che troviamo in natura in diverse piante, così come per la cannabis. La ricerca ha dimostrato che il tutto vale più delle sue parti isolate e che i rispettivi effetti si migliorano combinandosi. In breve i principi attivi agendo tutti insieme sono più potenti, resistenti e persistenti. 

A proposito di interazioni e sinergie si ritiene che il CBD sminuisca o addirittura inibisca alcuni degli effetti psicotropi del THC, quando i due cannabinoidi vengono assunti insieme; nei soggetti volontari che hanno partecipato all’esperimento (Journal of Psychopharmacology) sono stati riscontrati gli effetti benefici dei due cannabinoidi ma anche “l’effetto antidoto” del CBD, che ha mitigato l’effetto di alterazione dello stato di coscienza del THC e di molti suoi  effetti collaterali tra i quali la tachicardia e l’ansia.  Certamente gli estratti di cbd full spectrum sono stati sviluppati contando anche sull’effetto entourage, oltre che sul fatto che il THC nei limiti di legge, non ha nessun riscontro psicoattivo come ampiamente dimostrato.

CBD  benefico, salutare, legale e senza ma

il CBD oltre ad avere i recettori specifici di tipo CB2 che attivano una reazione biochimica determinata, come gli altri cannabinoidi, ha in più una funzione generale di benessere perché la sua assunzione attraverso il sistema endocannabinoide rafforza l'intera rete di recettori e il sistema stesso nel suo complesso. 

Diversi studi medici evidenziano che il CBD produce molteplici effetti benefici: miorilassante (relax delle fasce muscolari), antinfiammatorio, ansiolitico apprezzato perché in grado di sostituire farmaci che contrastano stress e ansia solitamente molto pesanti per l’organismo, antiossidante, analgesico, antiemetico (contrasta nausea e vomito), inoltre viene sempre più utilizzato per contrastare le convulsioni e per migliorare la quantità e la qualità del sonno. 

Sono molto attuali gli studi circa l’interazione positiva tra CBD e recettori della memoria, morbo di Parkinson, epilessia e Alzheimer sono campi dove il cannabidiolo sta trovando sempre più spazio e più credito da parte di tutti, addetti ai lavori compresi. Ampiamente riconosciuta è la valenza antidolorifica in particolare quando si tratta di dolore cronico, l’esempio più pregnante per diffusione, testimonianze e riscontri scientifici è l’artrite reumatoide. 

In breve il CBD è alla ribalta e si moltiplicano le ricerche scientifiche, i progetti attivi, gli addetti ai lavori e i campi di utilizzo fino ad arrivare ai risultati che sta riscuotendo anche nel campo della veterinaria, settore in cui sta guadagnando sempre maggior credito. 

Un importante punto di forza del CBD è l’assenza pressoché totale di effetti collaterali, quando raramente sono stati rilevati, erano di lieve entità e legati all’utilizzo contemporaneo di altri farmaci. Il consulto del medico è sempre consigliato e non obbligatorio come per il THC, anche quando si tratta solo di CBD e soprattutto quando si soffre delle malattie prima citate, detto e dimostrato che, né il THC, né il CBD, sono mai stati fatali per nessuno, nemmeno se assunti in elevati dosaggi.

THC, potente  psicoattivo e fuori legge

il THC, delta-9- tetraidrocannabinolo,  interagisce con altri recettori che alterano momentaneamente le facoltà mentali (CB1) rispetto al CBD e pur avendo effetti benefici soprattutto rispetto alla sensazione di appetito, di piacere, e di riduzione del dolore, ha diversi effetti “non desiderati”(?) tutti riconducibili all’effetto psicoattivo. Ciò non toglie che il THC resti il cannabinoide più potente, è infatti utilizzato, dietro prescrizione medica, come importante rimedio nel trattamento di svariate malattie: morbo di parkinson, anoressia, sclerosi multipla, glaucoma, lesioni al midollo spinale, sindrome di Gilles della Tourette, morbo di Crohn, epilessia, fibromialgia, sono comprovati esempi. Parliamo in questi casi dell’ormai famosa cannabis terapeutica che solitamente contiene alte percentuali di thc, vicine al 20%.

Dati gli straordinari risultati e l’enorme potenziale di questo cannabinoide diventano sempre più frequenti le richieste di utilizzare tale “potente farmaco” oltre che nelle malattie sopra citate, anche nei casi in cui i farmaci tradizionali non hanno ottenuto risultati, il ministero della salute elenca le malattie in cui è consentita la prescrizione ma il medico curante ha l’ultima parola.

Il punto di debolezza del THC sono gli effetti collaterali quali: ansia, tachicardia, salivazione ridotta, problemi di coordinazione e di memoria legati allo stato alterato di coscienza (effetti psicotropi) che induce interagendo con i recettori di tipo CB1. Un altro limite enorme collegato al precedente risiede nella legge, che, in Italia, come in molti altri paesi, bandisce il THC in alte percentuali, se non per le terapie mediche e ne consente la presenza in prodotti ad alto contenuto di CBD, in piccole percentuali che generalmente variano tra lo 0,2 e lo 0,5%.


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